IL DRASTICO CALO DELLA PLATEA TELEVISIVA: UNA TRAGICA REALTÀ DA AFFRONTARE
È sempre stato così, come naturale che sia, la platea televisiva durante l’anno subisce delle contrazioni e accrescimenti a seconda del periodo dell’anno e dalla relativa offerta delle reti. Quest’anno dopo l’estate, e quindi con palinsesti invasi da repliche e di conseguenza platee televisive ai minimi, gli osservatori degli ascolti televisivi hanno potuto costatare come il numero dei telespettatori sia cresciuto di pochissimo rispetto a quello che sarebbe dovuto accadere.
Col passare del tempo, da dicembre in poi, si sarebbe dovuti arrivare a valori assoluti importanti per i programmi e fiction (tolto il Mondiale) che viceversa non sono pervenuti. Arriviamo, però, ad esempi che meglio fanno comprendere la situazione: partiamo, ad esempio, da “Imma Tataranni” successo di Rai 1. L’anno passato ha superato ampiamente i 5 milioni di spettatori con share superiori al 24%. Quest’anno, ottenendo sempre valori estremamente positivi in valori percentuali anche grazie alla nuova rilevazione, è stata poco sopra i 4 milioni. Con share sempre su quell’altezza d’onda.
Non possiamo, ugualmente, non citare il “GFVip”: prendiamo una puntata della stagione 2021-2022, quella del 29 novembre contro un successo come “Blanca” totalizzò ben 3,3 milioni. Il 28 novembre 2022, invece, in solitaria dopo i Mondiali non ha superato i 2,8 milioni. Se andiamo addirittura indietro nel 2020-2021, complice anche la pandemia e i lockdown vari, i dati fanno spavento riuscendo a sfiorare i 4 milioni di media. Siamo parlando di un -20% del valore assoluto in un solo anno.
Proseguendo la stagione si auspicava una inversione di rotta, complice anche il clima più rigido e il proliferarsi di programmi di successo e fiction, purtroppo non è accaduto. La platea fatica a superare i 20-21 milioni e nei week-end ancora meno. Oggi come oggi, ed è molto triste a dirlo, sembra essere diventato un obiettivo superare i 4 milioni; dato, questo, che fino allo scorso anno rappresentava per le serie Rai il punto di partenza. Infatti, fiction di medio successo erano considerate quelle comprese tra i 4,5 e i 5 milioni di spettatori.
Anche lo show di Michelle Hunziker, “Michelle Impossible”, giunto al termine ha interessato nella sua ultima puntata solo 2 milioni di spettatori, un dato tragico per un prodotto piuttosto dispendioso economicamente; considerata anche la (non)concorrenza di Rai 1 al 9,6%.
In questo contesto, l’unica vera eccezione è stato Sanremo che ha totalizzato dati pressoché identici alla scorsa stagione e anche la platea televisiva durante la kermesse è risultata quantitativamente simile; a conferma del successo di Amadeus, sebbene ci sia chi, accecato dalla partigianeria politica, si permette di mettere in dubbio la sua direzione artistica del prossimo anno.
Insomma, nel giro di pochi anni e quest’ultimo in particolare, la platea televisiva ha subito un crollo considerevole che deve portare tutti gli addetti ai lavori di tutte le reti indistintamente ad una profonda riflessione. Sicuramente un impatto decisamente forte è stato causato dal successo delle piattaforme. Da Netflix a Prime Video.
A riguardo, tra l’altro, andrebbe fatto un discorso a parte sulle pubblicizzazioni dei contenuti di questi broadcaster che la tv generalista, e in particolare la Rai, fa; reputando (si vede) che non abbia ripercussioni sul proprio pubblico: errore madornale. Sta di fatto che questi colossi, con la loro offerta senza eguali, porta via pubblico alla tv. A sua volta, però, bisogna ammettere che la stessa generalista faccia del suo per allontanare telespettatori. Da un lato infatti, quando raramente innova, punta su idee riciclate condite in salsa diversa non considerando l’evoluzione dell’audiovisivo; e, dall’altro, propone sempre gli stessi programmi con i soliti personaggi che le gironzolano attorno. Spesso, inoltre, si cercano di trovare vie di fuga, come spin off o speciali, per allungare il più possibile le edizioni. A riguardo non si può non fare riferimento a “Tale e Quale Show” che ha visto andare in onda oltre alle solite otto puntate dei “Vip” — e già qui avremmo da ridire su questa denominazione — una puntata dedicata al Natale, cinque puntate di “Tali e Quali” contro “C’è Posta Per Te” e per finire due puntate dedicate al Festival di Sanremo. Per un totale di ben sedici puntate.
Va bene ammortizzare i costi, ma qui si va oltre. Anche perché non è un reality in cui si possono costruire dinamiche a tavolino per allungare il programma. Per carità, lato ascolti ha sorpreso reggendo contro Maria De Filippi e collezionando nella versione sanremese risultati anche considerevoli, specie in solitaria quando sono stati mandati gli speciali in ricordo di Maurizio Costanzo. Ma ci si chiede per quanto tempo ancora il format riuscirà a mantenere questi livelli d’ascolto.
Rintracciare una soluzione per arginare questa fuga di spettatori è piuttosto complesso; atteso che è uno dei profili più problematici della tv di oggi, oltre che alla già menzionata crisi di idee: problemi, questi, con un nesso evidente. Ciò che preoccupa maggiormente è come gli addetti ai lavori non se ne preoccupino più di tanto continuando a tirare a campare e cercare di sfruttare all’osso i programmi perseguendo gli interessi del momento senza preoccuparsi del futuro neanche troppo lontano.
O la tv generalista affronta seriamente questo immane problema sacrificando qualcosa oggi per domani, oppure ci ritroveremo tra pochi anni a implorare i 2 milioni di telespettatori sulle ammiraglie, assistendo sempre agli stessi programmi o serie arrivate alla decima stagione. Scenario che per gli amanti della vecchia e cara generalista non deve rappresentare certamente una soluzione.
A cura di Tommaso Ranisi